Per tutti coloro che visitano questo blog

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Vi invito a guardare il documentario in fondo alla pagina è un'opera d'arte.

"Cosa c'è sotto le nuvole"
Il video descrive il degrado in atto nelle Alpi Apuane .

Regia,Testi,Musica di:
Alberto Grossi
Vincitore del premio speciale al Mountain Film Festival di Trento.

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martedì 22 dicembre 2009

Progetto "L'uomo della piazza"














DIMOSTRIAMO LA NOSTRA SOLIDARIETÀ.

Iniziativa delle associazioni e dei cittadini di Forno e della comunità massese a favore della famiglia Alberti.

Domenica 15 Novembre 2009 un incendio, probabilmente causato da un accidentale corto circuito, ha distrutto la casa di Anselmo Alberti e dei suoi figli Rolando e Marco.

Anselmo 82 anni, ormai in pensione e malato, rappresenta con il figlio maggiore un’ antica stirpe di pastori che hanno abitato da sempre le nostre montagne attraverso attività dell’allevamento caprino, il motore economico che per centinaia di anni ha sostenuto il popolamento delle nostre montagne. Rolando prosegue l’attività del padre con un gregge di capre che fa pascolare nella zona di Renana.

Marco da anni ha scelto invece la strada artistica, crea quadri e sculture, in un laboratorio alpestre, nella zona di Biforco.

Tutti in paese li conoscono e gli sono affezionati proprio per il loro ancoraggio al territorio, che segna il carattere della piccola comunità.

Nell’incendio devastante sono andati distrutti il primo e il secondo piano ed il tetto, li ha di fatto privati di tutto, compreso 50 opere più alcuni bozzetti in creta dell’Alberti, tra i vari ricordi perduti, la fisarmonica studiata per 12 anni dal padre Anselmo e il diploma di maestro di musica conseguito presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano negli anni ’50-’60 ; gettandoli di fatto sulla strada senza alcuna difesa e possibilità visto che la casa è dichiarata inagibile.

Istituzioni e associazioni si sono mosse in aiuto della famiglia, a partire da Sindaco Pucci e dalla sua Amministrazione, che ha garantito un sostegno sociale che si sta definendo in una sistemazione di Anselmo in una struttura sociosanitaria, e nel reperimento di un’abitazione temporanea e provvisoria per i figli. Anche la Coldiretti sta cercando di sostenere il suo socio allevatore Rolando per il proseguimento della sua attività.

Ma tutto ciò non basta, c’è infatti da ricostruire la casa a partire dal tetto, per non farla decadere, perché gli Alberti sono fieri della loro identità e legati al loro paese, che non vogliono perciò abbandonare. In noi l’esigenza di aiutarli è altrettanto forte e orgogliosa, vogliamo dimostrare davvero che Forno ha una cultura diversa, una solidarietà concreta e non ipocrita che è collegata alla stessa coscienza, che nasce dalla solidarietà dei pastori di un tempo che si aiutavano l’un l’altro, dei cavatori e dei lizzatori che misero in piedi leghe di resistenza e cooperative e partiti di cittadini che vissero in comune estreme sofferenze e violenze come l’eccidio nazifascista di Sant’Anna del 13 giugno 1944.

Come poterli aiutare?

Con Marco, scultore, abbiamo ideato una iniziativa, un progetto, al quale chiediamo a tutti di aderire.

Marco ha messo a disposizione una sua opera, una scultura in marmo intitolata “L’uomo della Piazza” , e che nasconde profondi significati relativi all’animo del paese, della comunità di Massa e alla sua storia, legati al tema del racconto, dell’ascolto, in un epoca in cui ormai più nessuno è capace di narrare, né tanto più di ascoltare. Poesia? Forse! Anzi, sì proprio poesia, che vogliamo rivendicare come segnale, “marcatura” del carattere della comunità.

Il suo intento è vederla sistemare in un angolo del paese (alleghiamo a questo invito le fotografie dell’opera ed uno scritto dello stesso Marco che ne spiega origini e significato). A fianco della statua un cartello ricorderà il fatto da cui è scaturito, la solidarietà che dimostra, e ci sarà la spiegazione del suo significato.

Il progetto consiste in una campagna di sottoscrizione volta all’acquisto dell’opera messa a disposizione da Marco, campagna che sarà curata e voluta da noi fornesi, e che si rivolgerà all’intera comunità, massese.

La somma di denaro raccolta per l’opera, qualunque essa sia sarà vincolata al recupero della casa distrutta.

L’opera sarà sistemata a spese dell’Amministrazione Comunale in un angolo di Forno, nostro compito sarà anche quello di offrire indicazioni e una prima progettualità per le diverse indicazioni (allegato è un piccolo esempio di ciò, già ideato da Marco).

L’Amministrazione, con la quale abbiamo preso contatti, ha già garantito la sua piena disponibilità all’idea.

Come raccoglieremo il denaro, come attueremo la sottoscrizione?

a) Creeremo tra noi e i rappresentanti della famiglia un comitato responsabile.

b) Stamperemo delle cedole numerate per la sottoscrizione libera che consegneremo come ricevuta a chi contribuirà, nella misura che riterrà propria e consona alla propria sensibilità e alle proprie possibilità, da 5 euro in su.

c) Gireremo per il paese, toccando tutte le case, e poi per la città.

d) Le somme raccolte man mano saranno devolute nel ccp n. 1210460, intestato ad Ass. Culturale il Linchetto, (codice iban: IT08R0760113700000001210460) indicato dagli stessi Alberti. Il ccp citato è stato acceso appositamente per questa iniziativa, e sarà estinto alla conclusione della campagna di sottoscrizione. Ogni versamento riassumerà nella causale il numero delle cedole di sottoscrizione a cui fa riferimento. Il controllo sarà continuo e trasparente, attraverso l’allestimento di un gazebo in paese che riferirà i conti periodicamente.

e) Faremo articoli di stampa e depliant, e interventi televisivi per pubblicizzare l’iniziativa.

f) Cureremo con attenzioni le imprese collegate alla zona montana, soprattutto quelle del marmo, le solleciteremo ad una sottoscrizione consistente, che sarà ricordata.

Come realizzeremo ed in che tempi il progetto?

L’idea nostra è farlo nel mese di dicembre, a ridosso del Natale, quando l’animo dovrebbe essere più sensibile all’aiuto verso il prossimo. Facendo capire che tale prossimo in questo caso è davvero un nostro fratello. La somma che raccoglieremo dovrà essere tale da permettere almeno l’inizio dei lavori per rifacimento del tetto della casa.

Chiediamo: chi ci sta?

Chi si sente di essere tra i promotori, tra gli organizzatori?

Chi vuole dimostrare la sua solidarietà non solo attraverso il denaro, ma anche attraverso l’impegno personale ed il tempo da mettere a disposizione?

Se saremo in tanti riusciremo certamente nell’intento e ci saremo spesi per qualcosa di importante, che dimostrerà che qualche valore vero a Forno esiste ancora.

Dimostriamolo con un esempio.


Associazione Il filo, la pietra, la fornace - Forno

Associazione Difesa Ambiente - Forno

Associazione La Filanda – Forno

Associazione Occhini & Magrini – Forno

Associazione Il Linchetto - Massa

Associazione Micologica delle Apuane - Massa

Associazione La Lavagnina - Casette

Associazione Alta Tambura – Resceto

Associazione Case Carpano+Rubbia – Forno

Associazione Eventi sul Frigido - Forno

Circolo del Pensiero Apuano - Massa

Circolo Gustoso - Massa

Circolo Arci - Forno

Circolo Aics – Forno

Circolo Acli – Forno

Gruppo GS Fornese - Forno



CASE CARPANO+RUBBIA

L’uomo della piazza.

L’opera che pongo alla vostra attenzione nasce all’incirca nel Luglio 2006.

Già da tempo avevo adocchiato il blocco nel ravaneto presso la galleria di sotto della cava romana. Appena visto scoccò da subito un’empatia tra me e il sasso, quel intreccio, quella fusione che trasforma un sasso come l’ho definito prima in una pietra da cui si può trarre spazio dialogando con la forma nel dar luogo a quel eco espressivo che tutti compreso il sottoscritto possono contemplare. Colmo di questo fascino, il mio timore più grande era che la pietra fosse ricoperta dal ravaneto o sepolta da una piena alluvionale andai subito in cava a chiedere se potevo prendere l’informe. Marino il capo squadra dei cavatori mi rispose positivamente, ma dovevo attendere la conferma del datore di lavoro o come lo si chiama dalle nostre parti in modo tradizionale “padrone” .

A poco giunse con il fuoristrada e dopo aver discusso con lui del carattere della bellezza del marmo da lui estratto, molto gentilmente mi consegnò la pietra spostandomela con una pala meccanica in un luogo sicuro ed ombreggiato.

Nella settimana a seguire con subbia e mazzuolo sbozzai la prima forma, fu durante quel periodo che conobbi Mario Angeli il fabbro.

Era di domenica il sole batteva a picco sul candore del ravaneto e giunta l’una del pomeriggio mi sembrò giusto mettere a riposo subbia e mazzuolo. Da un paio d’ore avevo finito l’acqua per dissetarmi e la mia logica idrica mi chiamava verso casa.

Scesi dal piazzale ed imboccando l’arroccamento di cava incontrai Angeli, in sua compagnia vi era un professore tedesco con il figlio, facevano ritorno dalla Valle degli Alberghi di entrambi non ricordo il nome, ma il loro carattere era comodo ed interessato alla conversazione che si instaurò subito con Mario. Si parlò di tempra visto che quella domenica ebbi la fortuna di incontrare l’ultimo erede di un antica famiglia di fabbri originari del paese di Casette. Mario vanitoso della sua arte, ma sincero come chi sa del suo mestiere, osservò la subbia e spiegandomi il difetto perché alcune si erano spuntate durante lo scolpire, facendomi notare la porosità dell’acciaio e le diverse tonalità della tempra.

La conversazione durò per tutto il tragitto del fosso lasciandoci alle spalle il silenzio della montagna, giunti allo studio li invitai a visitare l’esposizione d’arte che io e Alessandra tutti gli anni allestiamo con le nostre opere.

Soddisfatti e coinvolti sia dalle opere che spazio custodito Mario si propose di farmi alcuni utensili e di insegnarmi alcuni trucchi del mestiere, nel chiedergli quanto mi sarebbe costato la sua mano d’opera, Angeli sorrise amorevolmente dicendomi che alla sua età si poteva permettere di giocare con la materia, che il suo era un dono d’amore visto che l’arte appartiene agli eletti e lontano dalle moltitudini “SI ALBERTI !!!!”.

Si battezzò quel primo incontro con una bottiglia di vino bianco che avevo riposto nello studio, non sò se era l’ombra della casa o le nostre bocche provate dalla calura di Luglio e dalla piacevole conversazione, ma il vino apparve fresco e stranamente frizzante.

Quando parlo di memoria “Emotiva” alludo a questo genere di memoria, lontano dagli eventi dai calendari, ma riguarda un’esperienza personale complessa che vive il suo effimero nella persona che racconta e l’ha vissuta a volte abbellendola in altre dimenticando dei particolari, una memoria del quotidiano che nel quotidiano si dimentica e si rigenera.

L’uomo della piazza rappresenta il comune individuo, colui che al lato della piazza detiene la sua vita vissuta, la sua storia, dove il chiedere e l’ascoltare trova il tempo, per una memoria raccontata.

In qualità di scultore e pittore di CASE CARPANO +RUBBIA ringrazio cordialmente per la vostra attenzione.


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