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Vi invito a guardare il documentario in fondo alla pagina è un'opera d'arte.

"Cosa c'è sotto le nuvole"
Il video descrive il degrado in atto nelle Alpi Apuane .

Regia,Testi,Musica di:
Alberto Grossi
Vincitore del premio speciale al Mountain Film Festival di Trento.

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domenica 28 giugno 2009

iL CoRPo DeLL'aRTiSTa NeLL'aRTe CoNTeMPoRaNea ViTo aCCoNCi


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La Biografia di Vito Acconci è tratta da wikiartpedia...
Suo padre era un immigrante italiano che lo portò a visitare musei e gli diede una prima istruzione sulle Arti. Ricevette un B.A. in letteratura dall'Università di Santa Croce nel 1962 ed un M.F.A. in letteratura e poesia dall'Università di Iowa. Vito Acconci cominciò la sua carriera come poeta e alla fine degli anni 60 si trasformò in un Videoartista che usa il suo corpo come soggetto per fotografie film e video. I suoi lavori furono influenzati pesantemente dal situazionismo. Vito Acconci è un artista che lavora negli anni Sessanta e Settanta sperimentando sul proprio corpo performance che guardano alla Body art.
Vito Acconci lavora a Brooklyn e New York.
Le sue performance sono incentrate sull'uso del corpo come mezzo espressivo.
Vito Acconci inizia la carriera artistica nella poesia e il linguaggio rimane una connotazione importante del suo campo di sperimentazione, lo sfondo sul quale sviluppa il lavoro d'artista visivo, videomaker, body artist, progettista d'architettura e d'arte pubblica.
Nel 1960 inizia con la prosa e la poesia, nel 1968 inizia con le arti visuali ed esegue performance di body-Art. Nel 1974 inizia a lavorare come architetto.
Da sempre attivo a New York, ha creato l'Acconci Studio, un think-tank d'arte e architettura dove lavora assieme a un gruppo di giovani progettisti con i quali sta realizzando opere d'arte pubblica e luoghi unici come la galleria e centro culturale Storefront a Manhattan, il parco trasportabile Park up Building installato sulla parete esterna del Centro Gallego de Arte Contemporaneo di Alvaro Siza a Santiago de Compostela, l'Isola sul fiume Mur a Graz o il nuovo Design Store del Museum für Angewandte Kunst di Vienna.
Ha insegnato in molte Scuole d'Arte, tra le quali Nova Scotia College of Art and Design, Halifax, California Institute of the Arts, Valencia, Cooper Union, School of the Art Institute of Chicago, Yale University, the Parsons School of Design.
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Vito Acconci non proviene da una formazione accademica, ma trova un primo interesse nella scrittura e nella poesia.
Ciò che più gli importa della poesia non è tanto il significato delle parole, ma l'attività sulla pagina, l'ordine delle singole lettere e lo spazio da esse occupato.
Prende un'importanza fondamentale il luogo in cui si svolge l'azione: Vito Acconci usa quasi esclusivamente piccole stanze o celle, zone ridotte dove si possa rappresentare il proprio agire privato.

"Una gran parte del lavoro penso consista in quest'esplorazione di me stesso o di un'immagine di me più pubblica, e in questo modo rivoltarmi così da essere scoperto"

A tal proposito è esplicativa la performance Seed-bed, che si svolge nel 1972 alla galleria Sonnanbed di New York: Vito Acconci, sotto una piattaforma sopraelevata, sdraiato, continua a masturbarsi per tutta la durata della rappresentazione.
Gli spettatori piuttosto che essere pubblico, agiscono come spie che guardano un'attività privata.
Chi osserva la performance, ha la possibilità di scegliere di entrare nell'azione, partecipando allo stato di concentrazione dell'artista o andandosene.
La sua attività soggettiva può cosi diventare inter-sogettiva, di spunto e stimolo per chi vi assiste.
Un altro interesse nella ricerca artistica di Acconci è lo stress:

"Quando ci si trova in una situazione stressante si ha immediatamente una reazione d'allarme, quindi si passa ad una fase d'adattamento e si comincia a resistere e a poter sopportare le sollecitazioni"

In una sua performance, divisa in tre atti, sperimenta questa teoria: nella prima fase spinge la sua mano in bocca il più possibile fino a, quando non si sente soffocare, nella seconda fase sta in piedi, bendato, perché non possa raccogliere una palla di gomma che gli è ripetutamente lanciata e da cui si lascia colpire, nella terza e ultima fase si getta negli occhi acqua e sapone, cercando di ripulirsi senza usare le mani, solo con il battito delle palpebre.
Nella teoria di Acconci sullo stress, dopo la fase dell'adattamento, segue l'esaurimento, la cui fase estrema è rappresentata dalla morte.
Ma nelle sue opere non c'è il desiderio, tensione verso la morte, come accettazione dell'esperienza di sé, compenetrandola come parte della vita:

"Non m'interessa raggiungere la morte ma solo avvicinarmi a lei in quel modo".

L'opera di Vito Acconci è caratterizzata dal rischio e dalla sofferenza e a mano a mano, l'artista, si fa coinvolgere completamente dalle azioni comportamentali; i suoi atti sono tesi a definire il corpo come campo su cui poter intervenire per ritrovare e riattivare sensibilità estreme, per definire i limiti del proprio corpo, per potersi trasformare in una specie di "sistema chiuso" richiudendo se stesso in se stesso:

"Il mio lavoro consiste nello sperimentare le varie parti del mio corpo adattandolo alle varie risposte o adattando le risposte al mio corpo".

Di basilare importanza nel processo artistico di Acconci è anche il cambiamento, lo stravolgimento dei ruoli predefiniti come la sessualità.
In Conversion, Vito Acconci sperimenta sul suo stesso corpo la possibilità di apparire come il suo opposto: si brucia i peli sul petto e nasconde il pene tra le gambe, cercando di simulare gli atteggiamenti tipici del mondo femminile, agendo come se questa fosse la sua condizione naturale dell'essere donna.
L'azione termina con l'artista che fa sparire il suo pene nella bocca della sua assistente.
Vito Acconci è il link con una funzione del video che aderisce al corpo e ne rappresenta le più intime modalità.
Nelle sue autoconfessioni, nei suoi dialoghi/provocazioni, nel suo collocare il corpo in situazioni di prova e di sfida, nelle sue autodescrizioni fisiche, Acconci prefigura un rapporto con la tecnologia come una seconda pelle da indossare, un innesto o un dantaglove.
Il rapporto con la tecnologia è un corpo a corpo.
Lo spettatore è coinvolto in uno spazio che è virtuale spazio comunicativo della televisione:
"Il monitor è un punto nello spazio che include lo spettatore, un circolo che da lui è completato".
ENZO CORRENTI

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