(Dorno (Pavia),1955)
Negli anni '80 fonda Nuovo Futurismo ed espone nelle principali città europee. Nel 1994 è uno dei primi artisti europei ad esporre su invito della Repubblica Cinese nei locali degli ex archivi della città imperiale di Pechino. Nel 1996 espone negli Stati Uniti a Miami e a New York. Partecipa alla XII Quadriennale di Roma e alla VI Biennale della Scultura di Montecarlo. Ha partecipato ad esposizioni e a progetti per importanti industrie, quali Swatch, Coca Cola, Illy, Biagiotti, Byblos, ecc.
Le figure di Marco Lodola, ridotte a sagome, a contorni di plexiglas, le sue luci al neon e le campiture cromatiche nascondono una precisa storia dell’arte. Conosciuta profondamente, meditata criticamente e rielaborata. C’è la pop-art di Allen Jones e Tom Wesselman; il minimalismo di Dan Flavin e Mario Merz; il colorismo ritmico della Delaunay; il futurismo di Depero. Non c'’è invece ostentazione. Manca l’interesse ad apparire colto e superbo. Lodola è esente da qualsiasi forma di intellettualismo e slancio mistico. Pensa solo a far vedere, a illustrare: i miti dell’inconscio collettivo nell’era mass-mediatica, la musica, il cinema, lo spettacolo televisivo con tanto di Miss Italia e Quiz show. Non idealizza; semmai scherza e ironizza. Basta che il tutto si dia sempre come un gioco. Perché quello che conta è il piacere dell’effetto, l’immediatezza della comunicazione, il gusto dell’immagine, subito riconoscibile nelle sue componenti fondamentali. Restare in superficie senza essere superficiali. Perché il piacere è qualcosa di rapido, evanescente.
Recensioni prese da i portali di ABC-Arte e Gnomiz Art.
Nel riquadro un suo lavoro del del 1999 "Kalì" Perspex e smalti cm 110 x 45
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