Sono incline all’osservare a metabolizzare e restituire sotto diversa forma le riflessioni che colgo nella società. Ma è una sfida accettare e scrivere di me perché voglio dare voce all’arcipelago di solitudine che ho dentro, ma che è la condizione preoccupante della società nichilista contemporanea. Convergenze parallele, questo sono le mie carte arrotolate, percorsi di vita che non devono mai incontrarsi. Binari di una ferrovia che conclude nel vuoto pneumatico che ci circonda, il suo viaggio.
C’è spazio per le parole se siamo capaci di stravolgerne il significato,
se ci specchiamo solo in noi stessi, come moderni NARCISO?
I miei lavori, le mie opere, sono piene di parole accartocciate su se stesse,
incapaci di urlare, mute dinanzi ad una società cieca e sorda.
Le performance dell’UOMO CARTA evocano l’incomunicabilità di questa giovane generazione, a cui la tecnologia offre strumenti sofisticati ma l’ha privata dello strumento più bello… la parola, il confronto, il dibattito, il cambiamento…
Siamo come uomini vuoti nelle isole del tempo perduto, che non hanno più voglia di argomentare. Abbiamo perso il gusto della memoria, non coltiviamo più i ricordi,
il senso del tempo perduto, ormai considerato vano.
Piccole isole che si stagliano da un fondo nero pervaso di pessimismo,
perché questa è la mia attuale condizione. Ma anche il mio contributo artistico perché ho sempre considerato l’arte e gli artisti portatori sani di dialogo.
Enzo Correnti
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