(Catania, 1944. Busto Arsizio, (Va) 1992)
Mimmo Germanà si avvicina all'arte seguendo un percorso da autodidatta, svolgendo una ricerca orientata verso un coinvolgimento totale dello spazio-ambiente, realizzando installazioni con vari elementi, quadri, oggetti, disegni. Il suo linguaggio recupera in chiave esoterica e primitivistica una figurazione semplificata e sintetica, carica di accenti neoespressionisti e di valenze simboliche in cui la struttura non e' piu' cercata nel disegno, ma e' costruita attraverso il colore. Le forme si semplificano ed il colore riempie la tela, l'immaginario dell'artista e' rappresentato da un universo atavico, distante e avulso dal conflitto prepotente tra natura e tecnologia cosi' presente nei nostri tempi. La sua figura emerge all'inizio degli anni Ottanta con la Transavanguardia, termine con il quale Achille Bonito Oliva designa un gruppetto di artisti italiani che rilanciano una pittura di figurazione calda", visionaria, dai colori fauve, che recupera spunti e citazioni senza progetto anche dall'arte del passato, dopo i freddi anni Settanta dell'arte concettuale, esponendo in Biennale a Venezia e in vari musei dall'Europa all'America. Qualcuno lo defini' lo ''Chagall italiano'' alludendo probabilmente al mondo fantastico e poetico dei suoi dipinti, ma sulla spensieratezza e sulla forza dionisiaca delle scene, tuttavia si proietta spesso l'ombra di cieli neri; un'inquietudine che sembra riflettere la malinconia del vivere costantemente covata nel cuore oltre al dramma della malattia, l'Aids che l'avrebbe condotto alla scomparsa prematura avvenuta a Busto Arsizio nel 1992.
ritengo comunque che Mimmo Germanà abbia una sua ''valenza,, di un certo rilievo nell'arte del '900
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