Per tutti coloro che visitano questo blog

__________________________________________________________________
Vi invito a guardare il documentario in fondo alla pagina è un'opera d'arte.

"Cosa c'è sotto le nuvole"
Il video descrive il degrado in atto nelle Alpi Apuane .

Regia,Testi,Musica di:
Alberto Grossi
Vincitore del premio speciale al Mountain Film Festival di Trento.

*******************************************************************************************

martedì 16 febbraio 2010

SKeDa MeTRoPoLiTaNa PRaTo n° 2 febbraio 2010



Dalla radice indoeuropea SKHAD (dividere,separare,affine anche a SCINDERE), al greco SCHEDÀRION (tavoletta) e al latino SCANDULA (assicella di legno per coprire i tetti), la parola SCHEDA indica oggi un rettangolo di carta pesante o di cartoncino che sta in una serie di altre schede, separate l’una dall’altra, e usate per registrare informazioni in modo omogeneo con la possibilità di essere messe in ordine.
La testata indica dunque la forma di questo periodico: un cartoncino che può facilitare la raccolta dei vari numeri e la loro messa in ordine.
Non è facile conservare i numeri di un giornale.
La grande quantità di carta diventa ben presto ingestibile e dopo un certo periodo di tempo si fi nisce per sbarazzarcene.
Potrebbe non succedere in questo caso.
Quante cose si possono scrivere in una scheda?
Non poche, soprattutto se il risultato sta alla fi ne di un percorso di sintesi. Gran parte dei giornali e periodici fa a gara
per chiedere a ciascuno di noi un tempo incredibile per la lettura costringendoci a grossi tagli di scarto, a balzi di pagina in pagina nella speranza di indovinare ciò che più ci interessa, senza averne la garanzia. Noi offriamo un lavoro di sintesi ragionato e compatto.
La quantità non indica quindi un lavoro minore, ma un lavoro maggiore. Un articolo di dieci righe non è un lavoro di dieci
righe. E’ un articolo che approfondisce il tema trattato e che offre la sintesi del lavoro fatto. Troverete non solo l’articolo, anche le immagini e i video relativi. Non solo si può interloquire e leggere i commenti di altri lettori. Si tratta di un lavoro integrato tra materiale e virtuale, carta e web, sfruttando di ciascun veicolo comunicativo le sue specificità e cercando di esaltare gli aspetti che sono caratterizzanti di ciascuno:
la scheda-cartoncino va in questo senso.
In redazione è sorta la domanda:
perché mai un lettore dovrebbe spendere un euro per comprare un prodotto cartaceo quando sul web può trovare gratuitamente gli stessi contenuti approfonditi?
Le ragioni sono varie:
intanto il cartaceo è un oggetto, dà il senso del possesso,ha una portabilità che nessuno strumento di accesso al virtuale potrà eguagliare, permette la consultazione sincronica di più
numeri offrendosi al colpo d’occhio, offre la sintesi, che non è riduzione, è elaborazione e concentrazione.
Inoltre il luogo del virtuale è un luogo diverso da quello del cartaceo, si rivolge a diverse abitudini, non incompatibili fra loro, ma coesistenti.
Infine mentre il luogo del virtuale è il luogo dell’abbondanza, dell’incertezza, dell’affastellamento,il luogo del cartaceo è il luogo dell’isolamento, della concentrazione, della contemplazione.
SCHEDA parte da Prato, ma non dalle questioni specifiche della città, bensì da quelle che sono comuni all’Italia e al mondo:
cerca l’universalità che è presente a Prato:
arte,teatro,musica,letteratura,politica,società,scuola, associazionismo.
Spesso incontriamo dei fruitori e degli operatori.
Gli operatori si trovano di fronte a delle scelte – politiche, istituzionali – all’interno delle quali devono muoversi.
I fruitori seguono passivamente il movimento creato
dai decisori e dagli operatori. Il fatto è che non esiste dialogo, comunicazione.
I decisori non hanno interlocutori
sociali. Gli operatori neppure.
A Prato la cultura è discussa e decisa dalle istituzioni e dagli enti preposti, dal comune, dalla provincia, dal Pecci, dal Metastasio.
Ma i cittadini non hanno un luogo in cui discutere e in genere non discutono, almeno in un qualche modo sistematico: i cittadini subiscono e istituzioni e operatori sono soli.
Un periodico costringe un gruppo di redattori a interrogarsi, a riflettere, a misurarsi collettivamente con i vari temi, a cercare
un linguaggio di comunicazione comune e capace di rivolgersi ai cittadini interessati, crea un flusso, un movimento culturale che può aprire uno spazio sociale alla discussione.
I redattori non si sono incontrati come collettivo di esperti, ma perché avevano in comune la tensione ad una comunicazione
autentica.
Perché non dovrebbe funzionare?
-
Inserito da ENZO CORRENTI

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa c'è sotto le nuvole parte 1 di 2

Cosa c'è sotto le nuvole parte 2 di 2